Assicurazione auto rifiutata a causa dei dati raccolti dall'auto

Assicurazione auto rifiutata a causa dei dati raccolti dall'auto

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Ciao! Benvenuta/o su Input/Output: la blogletter settimanale in cui ogni martedì commento la notizia che mi ha più colpito del mondo tech.

Un paio di anni fa pubblicai il post "La tua auto è una miniera di dati" in cui scrivevo di come i veicoli connessi potessero fornire una montagna di dati su di noi. Nell'articolo indicavo come l'accesso a questi dati fosse stato fino a quel momento regolato autonomamente dalle case automobilistiche e, di come l'Unione Europea volesse stabilire delle regole condivise per l'accesso a queste informazioni.

Oggi ti scrivo invece per raccontarti la storia di Mr. Romeo Chicco. Il signor Chicco, che vive in Florida, avrebbe dovuto rinnovare l'assicurazione per la sua auto lo scorso Dicembre. Come ogni anno si è recato dal suo agente assicurativo per rinnovare la polizza ma, a differenza degli anni passati, quest'anno Romeo ha ricevuto una brutta sorpresa: la sua assicurazione non poteva essere rinnovata. E lo stesso è successo con altre 6 compagnie assicurative a cui si è rivolto.

L'unica compagnia disposta ad assicurarlo gli ha chiesto un premio doppio rispetto a quello che pagava prima.

Il motivo?

Stando alla denuncia presentata dal signor Chicco contro General Motors e LexisNexis Risk Solutions, la ragione di questo strano comportamento delle compagnie assicuratrici è legato ai dati raccolti dalla sua Cadillac XT6. Dopo vari tentativi gli è stato finalmente comunicato che il rifiuto del rinnovo della polizza era dovuto ai dati raccolti dalla sua auto tramite la società di servizi OnStar di General Motors a cui si era iscritto per ricevere feedback sulla sua guida.

Programma che, il signor Chicco, non ricorda di aver mai attivato. E che sicuramente non avrebbe mai attivato se avesse saputo che i dati raccolti sarebbero stati condivisi con terzi e utilizzati per determinare il prezzo della sua assicurazione.

Nella denuncia, pertanto Chicco afferma che le due aziende in questione abbiano violato la legge sulla privacy raccogliendo e condividendo con servizi terzi i dati raccolti dalla sua auto senza il suo consenso.

Se in prima battuta potrebbe sembrare che sia giusto che chi guida in modo pericoloso paghi di più per l'assicurazione, non lo è altrettanto che i dati vengano raccolti e condivisi senza il consenso dell'utente. E se sono sicuro che sia possibile disattivare la raccolta di dati da parte delle auto connesse, sono altrettanto sicuro che l'opzione per farlo sia nascosta in qualche menu a cui non tutti sanno accedere. E il fatto che quello che è successo a Chicco sia stato riportato da diverse altre persone conferma che la trasparenza non sembra essere esattamente il punto di forza di General Motors.

Inoltre sono pronto anche a scommettere che ci siano diverse compagnie assicurative che non aspettano altro che i dati raccolti dalle auto connesse per poter giustificare continui aumenti dei prezzi delle polizze. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

E tu che ne pensi? Condivideresti i dati raccolti dalla tua auto con la tua compagnia assicurativa in cambio di uno sconto sulla polizza?


Grazie per aver letto questo articolo della rubrica Input/Output
Ad ogni input, tipicamente, corrisponde un output. E solo esponendosi ad input diversi si possono tirare fuori idee non convenzionali. Proprio per questo ogni martedì prendo in input una curiosità legata al mondo tecnologico per ragionare su nuove idee da tirare fuori in output.