Creator economy: opportunità o sfruttamento?

Creator economy: opportunità o sfruttamento?

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Ciao! Benvenuta/o su Input/Output: la blogletter settimanale in cui ogni martedì commento la notizia che mi ha più colpito del mondo tech.

Facebook, Instagram, TikTok, YouTube, OnlyFans e così via. Sono tanti i social network che negli ultimi anni hanno permesso a milioni di persone di guadagnare grazie ai propri contenuti. È la cosiddetta creator economy.

Il successo nella creator economy richiede più di semplice talento creativo; richiede anche una comprensione del marketing, del branding e dell'imprenditorialità. I creatori di successo spesso costruiscono personal brand forti e stabiliscono una connessione autentica e diretta con il loro pubblico. Ed è proprio questo legame diretto con i follower ad offrire ai creatori di monetizzare il loro lavoro attraverso: pubblicità, sponsorizzazioni, vendita di prodotti, abbonamenti e molto altro. E in tutto questo le piattaforme social permettono ai creatori di raggiungere un pubblico globale e di semplificare il processo di monetizzazione dei contenuti.

Ma è tutto oro quello che luccica? È così facile guadagnare nella creator economy?

La realtà è che, sebbene alcuni creatori abbiano ottenuto un grande successo e guadagni significativi, la maggior parte dei creatori rimane sottopagata e sfruttata dalle grandi aziende tecnologiche che dominano il settore. Spotify, ad esempio, paga agli artisti solo $0.00348 per stream, mentre YouTube richiede circa un milione di visualizzazioni per ottenere un ricavo variabile tra i 1000 e i 5000 dollari. Quindi, a parte una manciata di superstar, la maggior parte dei creatori si trova a lottare per sbarcare il lunario.

In questo contesto, le uniche persone che sembrano davvero arricchirsi sono le piattaforme stesse, che traggono profitto dalla creazione di contenuti da parte dei creatori senza dover assumere alcun rischio finanziario. Questo modello di business ha portato a una crescente disuguaglianza economica tra i creatori e le piattaforme, con i primi che spesso si trovano a lottare per ottenere un compenso equo per il loro lavoro, mentre le seconde guadagnano miliardi per il semplice fatto di ospitare i contenuti.

L’autore di questo articolo suggerisce di supportare una vera creator economy basata su trasparenza ed equità, acquistando direttamente da artisti e creatori indipendenti. Facile a dirsi, difficile a farsi. Ma è sicuramente il modo migliore per garantire che i creatori siano adeguatamente compensati per il loro lavoro e per ridurre la loro dipendenza dalle grandi piattaforme.

Nel mio piccolo essere un creatore di contenuti mi sono svincolato da piattaforme come Medium e ho deciso di ospitare i miei articoli su questo blog. In questo modo riesco a gestire autonomamente e indipendentemente i miei contenuti, senza dovermi preoccupare di algoritmi e cambiamenti di politiche aziendali. Creo questi post perché mi piace farlo e mi piace condividere le mie idee con te, non perché spero di diventare ricco o famoso.

E tu cosa ne pensi? Le piattaforme social stanno sfruttando i creatori o stanno offrendo loro una reale opportunità di guadagno?


Grazie per aver letto questo articolo della rubrica Input/Output. Ad ogni input, tipicamente, corrisponde un output. E solo esponendosi ad input diversi si possono tirare fuori idee non convenzionali. Proprio per questo ogni martedì prendo in input una curiosità legata al mondo tecnologico per ragionare su nuove idee da tirare fuori in output.