Il diritto alla riparabilità dei prodotti è una questione importante per i consumatori, per l'ambiente e per l'innovazione. Riparare i propri dispositivi, invece di sostituirli con nuovi modelli, significa risparmiare denaro, ridurre i rifiuti elettronici e stimolare la creatività. Tuttavia, esistono alcuni produttori che rendono difficile se non impossibile la riparazione dei loro prodotti, limitando l'accesso ai pezzi di ricambio, alle informazioni tecniche e agli strumenti necessari.
Un esempio di questo comportamento scorretto potrebbe essere stato scoperto da poco in Polonia. In breve, dove l'officina indipendente Serwis Pojazdów Szynowych (SPS) è riuscita a vincere una gara di appalto per la manutenzione dei treni Inpulse prodotti da Newag. Tuttavia, una volta completata la manutenzione del primo treno, a SPS si sono accorti che i treni non si avviavano restituendo misteriosi messaggi d'errore nonostante la diagnostica del computer di bordo indicasse che tutto era a posto.
Visto che nessun tecnico riusciva a sbloccare i treni e che ogni giorno di fermo extra costava circa 1000$ di penali alla compagnia, la situazione è diventata ben presto insostenibile. Prima di gettare la spugna e rescindere il contratto di manutenzione però è stato provato un ultimo tentativo: SPS ha contattato il gruppo di hacker Dragon Sector affidandogli il compito di individuare cosa impedisse al software di avviare i treni appena riparati.
Dopo mesi di analisi e reverse engineering, gli hacker sono riusciti a scoprire che nel codice del computer di bordo erano presenti alcune condizioni che causavano il deliberato blocco dei treni. Ad esempio i treni erano programmati per bloccarsi in caso di stazionamento per più giorni in determinate aree geografiche (corrispondenti a centri di manutenzione non appartenenti al produttore), di sostituzione di componenti con seriali non autorizzati dalla casa madre, del raggiungimento di una certa distanza percorsa o al superamento di una certa data.
Dall'analisi del computer di bordo è venuta fuori anche l'esistenza di una sequenza di codici non documentati che, inseriti nel pannello del macchinista, rimuovevano i messaggi d'errore e permettevano ai treni di ripartire senza alcun problema.
La notizia che Newag potesse inserire dei meccanismi di sicurezza segreti ideati per ostacolare la concorrenza ha fatto scalpore sui media e ha sollevato dubbi sulle pratiche del produttore il quale, per tutta risposta, ha minacciato di denunciare gli hacker sostenendo che la notizia fosse una diffamazione da parte della concorrenza.
Come dice la costituzione italiana si è innocenti fino a prova contraria, ma, in attesa di un giudizio da parte delle autorità competenti, è importante riflettere su come questo episodio possa rivelarsi solo la punta dell'iceberg di un problema molto più grande che riguarda tutti i prodotti tecnologici e non. Se infatti quanto riportato dovesse essere confermato, visto che l'Unione Europea si sta muovendo per garantire il diritto alla riparabilità dei prodotti, mi auguro che la sanzione sia estremamente severa e che sia un monito per tutti quelli che pensano di poter ostacolare la concorrenza in questo modo. Altrimenti il rischio è che questo tipo di comportamento diventi la norma. Già qualche tempo fa avevo scritto un articolo in cui parlavo di un caso simile riguardante i McFlurry venduti al McDonald. Non vorrei che in un prossimo futuro, per riparare l'auto, non potrò più andare dal mio meccanico di fiducia ma dovrò chiamare esclusivamente il supporto tecnico del produttore.
E tu che ne pensi? È legittimo che un produttore inserisca dei controlli per impedire la riparazione dei propri prodotti in centri non autorizzati?
Grazie per aver letto questo articolo della rubrica Input/Output. Ad ogni input, tipicamente, corrisponde un output. E solo esponendosi ad input diversi si possono tirare fuori idee non convenzionali. Proprio per questo ogni martedì prendo in input una curiosità legata al mondo tecnologico per ragionare su nuove idee da tirare fuori in output.