Non avremmo mai dovuto vedere così spesso le nostre facce

Non avremmo mai dovuto vedere così spesso le nostre facce

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Ciao! Benvenuta/o su Input/Output: la blogletter settimanale in cui ogni martedì commento la notizia che mi ha più colpito del mondo tech.

Vediamo il riflesso del nostro volto ovunque. Dallo specchio del bagno al selfie con gli amici, dalle call di lavoro alle storie su Instagram, dallo schermo del computer alla foto del profilo di WhatsApp.

Se ci pensi, non è sempre stato così. All'inizio l'unico modo per vedere il nostro volto era tramite il riflesso in una pozza d'acqua. Poi sono arrivati i primi rudimentali specchi fatti tramite lastre di metallo e solo alla fine del Medioevo vennero inventati gli specchi come li conosciamo ora. Oggi le nostre facce sono ovunque e questo sta cambiando il nostro modo di pensare e di comportarci.

Questa settimana mi sono imbattuto in un articolo che prova a spiegare l’impatto derivante dell’essere costantemente consapevoli di noi stessi.

Vedere il volto riflesso nello specchio è un comportamento normale e sano che aiuta gli individui ad aumentare l’autoconsapevolezza e l’autocoscienza. Il problema sorge quando questo comportamento diventa ossessivo e porta a un aumento dell’ansia e dell’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico.

Se con la diffusione della fotografia e dei video ci siamo abituati a vedere il nostro volto in ogni angolazione e con ogni espressione, con la diffusione dei filtri da applicare ai selfie e dei programmi di fotoritocco la distanza tra l'immagine riflessa nello specchio e quella aggiustata artificialmente è diventata sempre più grande.

La conseguenza più evidente di questa cosa è stata un peggioramento della percezione del proprio aspetto fisico che si è tradotta in un aumento delle vendite di cosmetici e del ricorso alla chirurgia estetica. Ma questo fenomeno ha anche delle ripercussioni sul nostro cervello. Sono in fatti in aumento i casi di "Disturbo da dismorfismo corporeo", una condizione psicologica che si caratterizza per una percezione distorta del proprio corpo e una preoccupazione eccessiva per dei difetti immaginari o minimi. Le persone affette da questa condizione possono passare ore a scrutare il loro riflesso, a cercare di nascondere o correggere i loro presunti difetti, evitando le situazioni sociali per paura di essere giudicate.

Una cosa che posso dire di aver riscontrato in prima persona è come trovi fastidioso che in tutte le applicazioni di videochat sia sempre in primo piano l'anteprima del mio volto. Sicuramente è utile all'avvio della chiamata per verificare di essere centrati e ben illuminati ma ho notato che poi, nel corso della chiamata, spesso non riesco fare a meno di guardare la mia immagine. Questo nel caso migliore mi distrae, nel peggiore mi fa sentire a disagio. Pensavo fosse un problema solo mio ma questo articolo mi ha fatto capire come sia un fenomeno più diffuso di quello che sembri.

Ancora non sappiamo ancora con precisione quale sarà l’impatto complessivo del vederci così spesso e quale sarà il risultato finale di questo cambiamento nella cultura iniziato con l’avvento dello specchio. Sicuramente dovremo imparare a resistere all’enorme pressione di conformarsi a standard di bellezza impossibili. E credo che un primo passo in tale direzione lo stiano compiendo i Francesi che hanno proposto una legge che obbliga le aziende e gli influencer a indicare quando le immagini sono state ritoccate.

E tu che ne pensi? Hai notato un cambiamento nella tua autostima o nella percezione del tuo aspetto fisico con l’avvento dei selfie e dei social media?


Grazie per aver letto questo articolo della rubrica Input/Output. Ad ogni input, tipicamente, corrisponde un output. E solo esponendosi ad input diversi si possono tirare fuori idee non convenzionali. Proprio per questo ogni martedì prendo in input una curiosità legata al mondo tecnologico per ragionare su nuove idee da tirare fuori in output.