Ti è mai capitato di fare una foto con lo smartphone, guardare il risultato e vedere un'immagine non perfettamente corrispondente alla realtà?
A me ogni tanto succede.
Per esempio, scattando qualche foto al panorama, mi è capitato di vedere sul telefono colori molto più vividi della realtà. Oppure, scattando un selfie sul telefono di amici mi è capitato di vedere i nostri volti con pelli liscissime e completamente prive di qualsiasi imperfezione.
Questo è il risultato di sofisticati algoritmi di post-processing delle immagini che gli smartphone eseguono in un batter d'occhio ad ogni scatto effettuato.
In pratica è come se ogni scatto del telefono venisse immediatamente modificato dal software al posto tuo senza che tu debba fare alcunché (e spesso senza che tu ti accorga di nulla).
E la cosa buona è che le immagini ottenute in questo modo, nella stragrande maggioranza dei casi, sono grandiose.
Non stupisce quindi che ormai la battaglia tra gli smartphone di fascia alta si combatta quasi esclusivamente a colpi di megapixel e miglioramenti agli algoritmi di ottimizzazione delle fotografie.
Tuttavia, come segnalato in questo articolo, a volte il fatto che "di nascosto" gli smartphone applichino queste correzioni ai nostri scatti può dare luogo a foto peggiori rispetto a quelle ottenibili con un dispositivo "meno intelligente".
Questa cosa mi fa pensare alla celeberrima Terza legge di Clarke: "Qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia."
Per chi non conosce le regole base della fotografia, le foto ottenute da un telefono di ultima generazione sono pura magia. Chi invece conosce la fotografia è perfettamente in grado di capire tempi, apertura, ISO e correzioni necessarie a replicare la stessa identica foto senza alcun algoritmo di modifica automatica.
La verità è che tutti questi algoritmi stanno compiendo delle scelte al nostro posto, ma non sempre le decisioni che prendono i software sono le stesse che prenderemmo noi. E per chi non conosce le regole di base della fotografia, questo si traduce nell'impossibilità di correggere il comportamento del software e, di fatto, vuol dire essere succubi del programma.
In teoria siamo tutti fotografi professionisti. In pratica, senza studiare, le foto che otteniamo sono poco più che sufficienti.
E tu che ne pensi? Sei in grado di dominare i parametri necessari a scattare una buona fotografia o per te è tutta magia?
Grazie per aver letto questo articolo della rubrica Input/Output. Ad ogni input, tipicamente, corrisponde un output. E solo esponendosi ad input diversi si possono tirare fuori idee non convenzionali. Proprio per questo ogni martedì prendo in input una curiosità legata al mondo tecnologico per ragionare su nuove idee da tirare fuori in output.